martedì 15 gennaio 2013

Sombreri, panini al tonno & C.


Leggevo giorni fa questo articolo sul Corriere.it, dove si parlava di quello che gli head hunter chiedono ai colloqui di lavoro.

“Il pinguino col sombrero che entra nel tuo ufficio, cosa dice?”, “Come si fa un panino al tonno?” e così via, con domande sempre più spiazzanti, per testare il livello di stress dell’intervistato e la sua capacità a reagire di fronte alle provocazioni.

Sarà.  Io sono perplessa.

Sono, ahimè, fuori dal mondo del lavoro da molto tempo ma mio marito mi racconta degli individui che gli vengono mandati dalle società di selezione del personale… 
Dovrò domandargli se quegli ingegneri che non sanno scrivere un’offerta senza sbagliare le misure dei quadri elettrici sanno magari dialogare con i pinguini!

I miei colloqui di lavoro, nel giurassico, sono stati più normali, se così si può dire o forse no…

Ricordo quando sono stata convocata alla Vicenzi Biscotti per un lavoro di segretaria e ho dovuto subire il colloquio in uno stanzino dove il profumo di vaniglia mi ha completamente stordito ed il mio tedesco, già abbastanza scadente, non ne ha giovato.

Ho fatto un’intervista allucinante alla Honda, con un gruppo di dirigenti giapponesi impassibili e un italiano che per tutto il tempo mi guardava le gambe.   Parlavo sempre in inglese, ma forse loro no. Chissà.

Alla Glaxo mi hanno tenuta in ostaggio un‘intera mattina, insieme ad altre candidate, peggio che all’esame di maturità. 
C’era da compilare una serie di test a risposta multipla, una traduzione in inglese, un tot di giochini tipo Settimana Enigmistica ed un colloquio finale sempre in inglese con un tipo che mi ha chiesto perché non avevo scelto i Bot come forma di risparmio tra quelle suggerite dal test.

Del mitico esame all’Alitalia ho già parlato qui, mentre altri colloqui sono stati solo squallidi, con “il paron” che mi chiedeva se avevo intenzione di avere figli o se avevo il moroso.

Circa dieci anni fa, quando ho tentato di trovare un lavoro part-time sono andata ad alcune selezioni dove la prima domanda era: “ma lei ha problemi a fermarsi anche il pomeriggio?”.

Analizzando i miei colloqui vincenti invece:

Indossatrice (ne ho parlato qui): “Si provi questi vestiti e cammini”.

Banca Popolare di Verona: ultimo colloquio,dopo infinite selezioni, completamente afona, piena di antibiotici e sciarpe. Ho sussurrato le risposte di tecnica bancaria nell’orecchio dell’intervistatore tra il divertimento di tutti. 

Industria di Impiantistica. Domanda: “Lei verrebbe a lavorare qui?”. Risposta: “Su una gamba sola!”.

Andersen Consulting: Domanda: “Cosa vorrebbe diventare?” Risposta: “Una segretaria pensante”.

E comunque al pinguino col sombrero parlerei io per prima: “Chi cazzo l’ha fatta entrare???”.
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4 commenti:

  1. Uhmmmm... ussignuuur.
    Dicono che siano tutte domende strategiche, come hai detto anche tu, per indagare le attitudini del candidato.
    A me è capitato di fare le selezioni per diventare agente immobiliare e, dopo essere stata sottoposta a diversi test psicologici e attitudinali, sono stata scartata in quanto risulto TROPPO ONESTA.
    Sarà un bene o un male? Non sono diventata agente immobiliare...

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  2. Cara Annalisa, quando ti ho conosciuta ho pensato che fossi davvero molto elegante, nei modi oltre che nell'aspetto: che raffinata! Non sapevo del tuo passato da indossatrice, ma ti ci vedo proprio. Ma c'è una ricetta standard per il panino al tonno? Non lo sapevo. Bocciata!

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  3. Non ho fatto molti colloqui nella mia vita. La stessa domanda è stata fatta anche a me "hai intenzione di restare incinta subito?" ero giovane, impaurita, con un gran bisogno di lavorare, la facessero ora la stessa domanda...

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