domenica 5 ottobre 2014

Una volta giocavo a tennis



Mi piaceva molto guardare gli incontri di tennis alla televisione.  

Ricordo i pomeriggi a seguire i tornei del Grande Slam quando a commentare i vari Sampras, Becker e Agassi c’erano Clerici e Tommasi.

Su Telemontecarlo, altro che Sky a pagamento.

Ho imparato a giocare a tennis “da grande”.
Ecco, imparato è una parola grossa, però mi barcamenavo e nei doppi misti facevo pure la mia figura.
Infatti portavo molto bene la gonnellina.

Tutto era iniziato quando a 22 anni avevo firmato un contratto di lavoro a termine con la Banca Popolare di Verona e per un anno avevo potuto frequentare anche il loro circolo ricreativo.
La mia collega di scrivania mi raccontava che il padre aveva iniziato a giocare a tennis a 33 anni e aveva vinto molti tornei master, con grandi ancorchè tardive soddisfazioni.
Quindi avevo pensato di essere ancora in tempo per diventare una campionessa, o al limite una decente giocatrice.

Seguiti un paio di corsi e acquistata una splendida attrezzatura ero pronta.

In fondo mi sono divertita.   
Quasi tutti i sabato mattina presto giocavo con qualche amica.
Un paio d’ore a sudare sotto i palloni d’inverno e sotto il sole d’estate.
Spesso, tra settimana, i divertenti doppi misti con i colleghi e magari qualche stupido torneo al villaggio turistico durante le vacanze.

Poi capita che la vita ti faccia sterzare bruscamente e cambiare strada e l’attrezzatura da tennis è stata dimenticata nel suo bel borsone, pieno di palline fosforescenti.
Altri interessi, altre priorità.

Ecco, dove il padre della mia amica aveva iniziato, io ho smesso. A 33 anni. 

Ci sono stati un paio di tentativi di ripresa. 

Avevo 40 anni ed abitavo in provincia di Mantova. C’era un campo da tennis comunale ad uso gratuito vicino l’asilo di mia figlia.
Così un giorno ho tirato fuori il mitico borsone e tutta contenta di entrare ancora nel più bello dei miei completini Sergio Tacchini  mi sono seduta a bordo campo per cambiarmi le scarpe, le mie costosissime Lacoste da terra battuta.

Dopo due passi, mentre roteavo il braccio destro per infliggere un improbabile Ace a mio marito, le suole hanno iniziato a sbriciolarsi, come fossero di gesso.
L’ho interpretato come un segno e ho lasciato perdere per un altro annetto.

Dovevamo trasferirci di nuovo e uno dei pro per l’acquisto di questa casa in provincia di Verona è stata la vicinanza ad un centro tennis.
“Pensa che bello – dicevamo io e mio marito – possiamo andare a piedi a giocare tutti i fine settimana! ".

Sono passati più di 10 anni e l’unica volta che ci sono entrata è stato per la festina di compleanno della figlia dei titolari, che faceva le elementari con la mia.

Però quando qualcuno mi chiede che sport faccio io ci infilo sempre “tennis”. 
Suona bene. O no?!?
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2 commenti:

  1. Io ho imparato a giocare a tennis da adolescente, per andar dietro al moroso di allora che era un campioncino e giocava da quando andava all'asilo o giù di lì... all'epoca riuscivo anche a fare qualche punto ma poi è finito l'amore... anche quello con la terra battuta! Ho riprovato da grande con i miei cugini, ma mancava lo stimolo principale... :)

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  2. Anche io giocavo a tennis! Avevo preso qualche lezione con un maestro assieme a mia cugina e poi andavamo a giocare da adolescenti, a fare i doppi con gli amici. All'epoca c'era un piccolo campo da tennis a Solignano, incredibile, che poi è stato dimenticato e smantellato con l'arrivo del cantiere della ferrovia.
    Non ero bravissima ma non mi dispiaceva. Nessun completino ma tutona da ginnastica, da vera campagnola. Però racchetta e palline le ho ancora. Il tennis mi è sempre piaciuto e ancora adesso guardo volentieri le partite in tv (avevo anche un poster di Agassi in cameretta... quanto era caruccio!!! ;) )

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